Le emozioni e il corpo

Lo stretto legame tra il sentirsi fisico e l’emozionarsi

Il corpo non sta semplicemente collocato, posto nel mondo come un libro su uno scaffale o una pianta in un giardino; piuttosto esso dispiega a sua volta un mondo, tessendo una rete di fili intenzionali (Merleau-Ponty, 1945).

Il linguaggio comune e di una parte della psicologia tende a operare una distinzione tra corpo e mente, considerandoli qualcosa di separato e, a volte, anche opposto. Non si può intendere con il termine corpo soltanto quello anatomico, fisico, che si tocca e si vede come se fosse un oggetto: come dice il filosofo Merleau Ponty, il corpo è il mezzo che ci consente di avere accesso al mondo e di essere in relazione con gli altri. 

Come individui, infatti, abitiamo il mondo, viviamo le diverse situazioni di vita con il nostro corpo, che è un tutt’uno con la nostra soggettività, ovvero le nostre emozioni e i nostri pensieri. Io sono il mio corpo, sono nel mondo e lo sono con il mio corpo (Merleau Ponty, 1945)

Le emozioni sono l’effetto nel corpo vivo delle diverse situazioni; ad esempio, provo tristezza per la perdita di una persona cara perché sento, avverto nella carne, l’effetto della sua mancanza.

Il ruolo cruciale delle sensazioni fisiche nell’emozionarsi

Numerose interessanti ricerche (Hohmann, 1966) confermano il ruolo centrale delle sensazioni fisiche nell’esperire le emozioni: è stato ad esempio osservato come pazienti che avevano subito un danno al midollo spinale riportassero una modificazione delle emozioni. I pazienti infatti dichiaravano di provare rabbia, paura, eccitamento sessuale in modo congruente con il contesto e la situazione, ma non le sentivano a livello viscerale, o perlomeno non con la stessa intensità di prima.

Di seguito alcune affermazioni dei pazienti stessi:

“Dico di avere paura, ad esempio mentre vado a sostenere un esame, ma non mi sento realmente spaventato, né teso o tremante…”. 

Un altro, rispetto a sentimenti di rabbia: “Divento matto un minuto, e il minuto successivo è come se non fosse successo nulla” o ancora “ora non sento più l’attivazione corporea, è una specie di rabbia fredda

Più recentemente, Pistoia e colleghi (2015) hanno messo in luce, sempre nello studio di pazienti spinali, l’importanza dell’enterocezione (ovvero la percezione dei segnali corporei) nell’esperienza soggettiva delle emozioni. I soggetti si trovavano in difficoltà nel valutare la propria reazione emotiva di fronte a scene evocative di paura e rabbia. Ciò dimostra che una compromissione alle vie sensoriali – ostacolando la percezione dei propri stati corporei – impedisce una normale esperienza emotiva.

Immaginiamo di trovarci di fronte ad un animale feroce: il nostro battito cardiaco aumenterebbe, così come la tensione muscolare, ci irrigidiremmo e avvertiremmo probabilmente un “nodo” allo stomaco, contemporaneamente a una sensazione di paura e terrore. Questi due elementi – segnali corporei e sensazione di panico – non possono essere separati, poiché ogni situazione mi fa sempre un certo effetto, anche a livello corporeo. 

Le emozioni che sperimentiamo quotidianamente, anche nella loro intensità, sono influenzate da quello che proviamo fisicamente: ad esempio, avvertire un’accelerazione del battito cardiaco farà crescere in me l’ansia, o l’avvampare delle guance per la vergogna contribuirà a determinare il senso di umiliazione (Ekman, Friesen, & Ancoli, 1972). 

Il ruolo del corpo e la sua influenza sulla nostra esperienza sono testimoniati da studi ancora più interessanti che hanno dimostrato l’effetto di aspetti quali la postura, i gesti e le espressioni sul nostro essere nel mondo.

Come è possibile migliorare la performance durante un colloquio di lavoro? 

Cuddy e colleghi (2015) hanno dimostrato che assumendo per due minuti una posizione di potere, sia eretta sia seduta, si acquisisce un maggior senso di sicurezza.

Ancora, in seguito a un’iniezione di botulino – che determinava una denervazione periferica dei muscoli facciali (Havas, Gutowski, Lucarelli, Davidson, Havas & Glenberg, 2010), i soggetti rivelavano una difficoltà nel capire il contenuto emotivo negativo – rabbia e tristezza – di un testo.

È stato studiato anche l’effetto di sensazioni fisiche di caldo e freddo sulle emozioni e viceversa. Da un lato, Williams e Bargh (2008) hanno dimostrato che tenere in mano una tazza di caffè caldo, anziché freddo, induceva i soggetti a percepire gli altri come “più caldi”. Dall’altro, Zhong e Leonardelli (2006), hanno messo in luce come una situazione di esclusione sociale, di freddezza emotiva (ad esempio essere in una stanza piena di persone che non mi rivolgono la parola), possa essere avvertita come freddezza fisica, attraverso la percezione di una diminuzione della temperatura dell’ambiente. Questo conferma ulteriormente che la nostra esperienza emotiva, quello che proviamo nella carne, viene avvertito a livello fisico, corporeo.

Interessanti sono anche i risultati emersi relativamente all’effetto del lavarsi le mani sul senso di colpa e sulla trasgressione morale (Schnall, Schwarz, & Bargh, 2012; Zhong & Liljenquist, 2006), come se un gesto fisico di pulizia potesse lavare via il “peccato”, la colpa.

L’emozionarsi e la progettualità

Bhalla e Proffitt (1999) hanno invece mostrato che, in condizioni di stanchezza, di scarso allenamento fisico o di età avanzata, una salita può apparire più ripida e lunga di quanto sia in realtà.

Questo studio conferma che determinate possibilità si manifestano congruentemente ad un certo modo di essere emotivamente situati: siamo in grado di proiettarci in questo o quel modo perché avvertiamo nel corpo vivo la desiderabilità di una certa possibilità. Riprendendo la situazione sopra citata, se sono fisicamente provato e avverto la fatica e la difficoltà nella carne, percorrere quella salita non sarà per me una possibilità appetibile.

“Il nostro corpo vissuto è il modo con cui siamo emotivamente in relazione con il mondo. Senza emozioni, il mondo sarebbe privo di ogni significato, nulla mi si manifesterebbe come desiderabile o repellente”.

 (Fuchs & Koch, 2014)

Il progettarsi non è mai neutro, ma è indissolubilmente legato alle emozioni: è sempre a partire dalla condizione emotiva in cui mi trovo che sono per me desiderabili determinate esperienze o progetti futuri.

Bibliografia:

Bhalla, M., & Proffitt, D. R. (1999). Visual-motor recalibration in geographical slant perception. Journal of Experimental Psychology: Human Perception and Performance25, 1076–1096.

Cuddy, A. J. C., Wilmuth, C. A., & Carney, D. R. (2012). The benefit of power posing before a high-stakes social evaluation. Harvard Business School Working Paper. No. 13-027, September 2012.

Fuchs, T., & Koch, S. (2014). Embodied Affectivity: On Moving and Being Moved. Frontiers in Psychology5,508.

Havas, M., Gutowski, K. A., Lucarelli, M. J., Davidson, R. J., Havas, D. A., & Glenberg, A. (2010). Cosmetic use of Botulinum Toxin-A affects processing of emotional language, Psychological Science, 21, 895-900.

Heidegger, M. (1927). Essere e tempo. Milano: Mondadori editore, 2011.

Hohmann, G. W. (1966). Some effects of spinal cord lesions on experienced emotional feelings. Psychopathology, 3, 143-156.

Merleau-Ponty, M. (1945), Fenomenologia della percezione. Milano: Studi Bompiani, 2003.

Pistoia, F. et al. (2015). Contribution of interoceptive information to emotional processing: evidence from individuals with spinal cord injury. Journal of Neurotrauma 32, 1-6.

Schnall, S., Benton, J., & Harvey, S. (2008). With a clean conscience: Cleanliness reduces the severity of moral judgements. Psychological Science, 19, 1219-1222.

Schubert, T.W. (2005). Your highness: Vertical positions as perceptual symbols of power. Journal of Personality and Social Psychology89, 1–21.

Williams, L. E., & Bargh, J. A. (2008). Experiencing physical warmth promotes interpersonal warmth, Science, 24, 606-607.

Zhong, C. B., & Leonardelli, G. J. (2008). Cold and lonely: Does social exclusion feel literally cold? Psychological Science19, 838–842.

Zhong, C. B., & Liljenquist, K. (2006). Washing away your sins: Threatened morality and physical cleansing. Science, 313, 1451–1452.